ERT dedica un focus al lavoro del coreografo e danzatore Marco D’Agostin: in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna dal 21 settembre.
Da martedì 21 settembre ERT dedica un progetto speciale, una personale al coreografo e danzatore Marco D’Agostin - tra i migliori performer della scena contemporanea nazionale, con due spettacoli, BEST REGARDS e First Love, previsti nella scorsa stagione, che concludono la programmazione estiva del Teatro Arena del Sole.
BEST REGARDS, una coproduzione di ERT, che avrebbe dovuto debuttare in forma di anteprima nell’edizione di VIE 2020, andrà in scena dal 21 settembre (qui le date), mentre First Love, spettacolo del 2018, anno in cui D’Agostin si è aggiudicato il Premio Ubu come Miglior Performer Under 35, andrà in scena dal 24 settembre (qui le date).
BEST REGARDS: una lettera d'addio
BEST REGARDS è una lettera scritta a qualcuno che non risponderà mai, un esercizio di memoria, una danza all’ombra (o alla luce) di Nigel Charnock, un tributo pop all'incredibile performer e co-fondatore negli anni Ottanta di DV8 Physical Theatre poi one-man-show, scomparso prematuramente nell'agosto del 2012, con cui D’Agostin aveva lavorato in passato.
I lavori di Nigel Charnock, figura singolare ed esplosiva della scena di danza inglese, erano esplosioni ipercinetiche, il suo merito è stato quello di aver ampliato i confini del genere “danza contemporanea”, incarnando quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace avrebbe chiamato “failed entertainement” (intrattenimento fallito).
In realtà Best Regards (Distinti Saluti) muove da una lettera mai recapitata che la danzatrice e coreografa Wendy Houstoun scrisse al suo amico e collega Charnock pochi giorni prima che lui morisse e dall’incontro di Marco D'Agostin con il grande performer inglese nel 2010, incontro che, racconta l’autore “ha segnato in modo netto il mio modo di pensare la danza. Nigel rappresentava ai miei occhi la possibilità che in scena tutto potesse accadere ed esplodere”.
First love: una lettera d'amore
First love è una rilettura della più celebre gara olimpica (Salt Lake City 2002) della campionessa di sci di fondo Stefania Belmondo, idolo di Marco D’Agostin che da bambino praticava lo stesso sport.
D’Agostin nel suo assolo, un lavoro a metà strada tra teatro, danza e sport, ripercorre con le parole e il corpo la famosa gara della campionessa piemontese, la 15km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002: ripropone tutti i movimenti dello sci e li trasforma in una coreografia divertente e delicata.
First love è la storia di un ragazzino degli anni ’90 al quale non piaceva il calcio ma lo sci di fondo – e la danza, anche, ma siccome non conosceva alcun movimento si divertiva a replicare quelli dello sci.
First love è infatti un grido di vendetta, disperata esultanza, smembramento della nostalgia.
Marco D'Agostin
Artista attivo nel campo della danza e della performance, Marco D’Agostin è noto per la sua poetica fluida, dinamica, in continuo divenire.
Dopo una formazione disarticolata con maestri di fama internazionale (Claudia Castellucci, Yasmeen Godder, Nigel Charnock, Rosemary Butcher), consolida il proprio percorso sia come interprete (per la Socìetas Raffaello Sanzio, Alessandro Sciarroni, Tabea Martin, Liz Santoro tra gli altri) che come autore (i suoi lavori circuitano dal 2010 ad oggi in tutta Europa). Dal 2010 ad oggi ha sviluppato la propria ricerca coreografica come coreografo ospite di numerosi progetti internazionali (ChoreoRoam Europe, Act Your Age, Triptych) e ha presentato i propri lavori nei principali festival italiani ed europei.
Per il suo lavoro come autore ed interprete gli sono stati attribuiti numerosi riconoscimenti: il Premio UBU 2018 come miglior Performer Under 35, il Premio Gd’A Veneto 2010, la Segnalazione Speciale al Premio Scenario nel 2011, il Premio Prospettiva Danza 2012, il Teatro Libero di Palermo Prize al BEFEstival e il secondo premio al concorso (Re)connaissance di Grénoble nel 2017. È stato per due volte tra le Priority Company del network europeo Aerowaves.
Afferma D'Agostin: "A me interessa quando vedo un corpo muoversi o faccio muovere il mio corpo, che in qualche modo ci sia la cessione da parte della propria biografia e della propria postura sentimentale nei confronti del mondo e delle cose del mondo, ci sia la cessione di qualcosa, cioè che il gesto sia riempito di qualcosa con un livello di sé che non è necessariamente anatomico, ma che ha a che fare con i sentimenti, direi in ultima istanza, perché il sentimento possa muovere il corpo e per farlo occorre necessariamente cedere qualcosa".